LA STORIA Dl CATLEINA(Caterina)
da la "brasa ... la spluvia",per gentile concessione
(traduzione Italiana)

C'era una volta Catleina, una bambina che viveva in un paese di montagna e che ogni giorno portava la sua capretta a pascolare. Come sempre, un giorno Catleina era nel bosco con la sua capra quando vide avvicinarsi una vecchia. Alta, magra, con un gran naso adunco e vestita di stracci, la vecchia impaurì la bambina Catleina: - Vorrei che tu mi grattassi la schiena perché mi prude molto". catlina1.JPG (23992 byte)

Benché la richiesta le paresse alquanto strana, la bambina acconsentì. A sua volta la vecchia volle grattare la schiena di Catleina, ma le sue unghie erano aguzze e graffiavano. La bambina aveva la schiena sanguinante. La vecchia allora la ammonì: "Guai a te se parlerai con qualcuno di questo incontro. Verrò di notte e ti porterò via con me".
E sparì.
Catleina fu certa allora di aver incontrato una strega.
Corse a casa piangendo. La madre, vedendo la sua schiena sanguinante, incominciò a tempestarla di domande.
La povera bambina si chiuse in un mutismo disperato. Aveva paura della strega e aveva paura della mamma che incominciava a
innervosirsi davanti alla sua ostinazione.
Finalmente Catleina decise di parlare del suo brutto incontro.
Tremava e piangeva mentre raccontava, e disperata pensava alla strega che certamente avrebbe mantenuto la sua promessa.
La mamma cercò di rassicurarla, le promise di rimanere sveglia e per maggiore precauzione decise di nasconderla nel materasso. Quando la notte incominciò a scendere sulla valle, madre e figlia si ritirarono in casa. E' sprangata la porta, la madre scucì il materasso, vi fece entrare Catleina, ricuci' e vi si sdraiò sopra.
La notte era buia, il vento ululava nella valle e si sentivano mille rumori. Catleina ad ogni scricchiolio tratteneva il fiato per la paura. Quando, lontano, lontano, si udirono risuonare dei passi.
E poi una voce portata dal vento:
"Catleina, sono in fondo al prato..."
La bambina chiamò disperatamente la mamma.
"Catleina, sto attraversando il prato.."
La bambina preso l'ago che sua madre le aveva dato per svegliarla nel caso si fosse addormentata. Punse la madre che però non si mosse.
La strega l'aveva addormentata con un incantesimo.
La voce si avvicinava:
"Catleina, sono in fondo alla scala..."
"Catleina entro in casa..."
I passi adesso si sentivano distintamente, ogni tentativo per svegliare la madre era inutile.
"Catleina, entro nella camera...
La bambina non ebbe il tempo di aprire bocca che la strega stava giá fuggendo tenendola chiusa in un sacco.
Ma la strega era vecchia e dovette fermarsi per riposare.
Catleina ne approfittò per uscire dal sacco e scappare.
Corri, corri nella notte buia, nei prati, attraverso il bosco, la bambina finalmente arrivò in una capanna. Aprì la porta e si trovò in una stalla in mezzo a tante pecore. Ma ben presto ecco entrare anche la strega che era riuscita a raggiungerla.
La stalla era molto buia, Catleina era piccola e riuscì a nascondersi. La strega allora si mise sulla porta e prese a far uscire le pecore ad una ad una. E ad ogni pecora che le passava davanti, tendeva la mano nel buio e toccava il manto di lana esclamando: "Questa è una pecora, questa è una pecora".

Catleina raggomitolata nel buio vedeva la stalla vuotarsi e pensava che prima o poi la vecchia l'avrebbe certamente trovata, quando all'improvviso vide davanti a sé una pelle di pecora di morbida lana. Se la mise sulle spalle e si intrufolò fra le ultime pecore.Quando venne il suo turno e sfilò davanti alla strega, questa allungò la mano e sentendo la lana esclamò: "Anche questa è una pecora...".

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Catleina, uscita dalla stalla, si mise a correre e corse tanto che non era ancora l'alba quando arrivò a casa e abbracciò la mamma.

Intanto, il vento portava da lontano la voce della strega che continuava a cercare nella stalla: "Catleinaaa, Catleinaaa



La contia dla Catleina
Patois di Foss (Forzo)

Catiema i eret na mainà che tuti li ger i portavet largìe sia bek. En ger, enten chi largive la bek i a vu na viei granta, mairi, totà desberìa e vistìa mé en ghedo.
La viei i a dit a Catleina: "Grateme la scinà". La mainà i aveit peiri e i at gnint ancalà a diré de no. Apré la viei i a volu gratà la scinà a la mainà,ma i aveit in onghie si longe ch'i la faiti tot en t'un sang.
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La fietà i pioravet e aléura la viei i a dit:
"Se te dit a carcun d'aveime vua, ge vegno a portate via".
E i se n eht allai via. Aléura Catleina i s'eht adonai che la viei i erete na mahca e i eht allai de corsa o mason.
Sia mama i la vua arruà tot en t'un pieur e ntou la scinà totà grafinai e i voleit savei s'en che i aveit. Catleina i at contià dla mahca e ia dit che en tia noit la viei i seriret venua a prenla.
Ma la mama i ia dit da gnint avei peiri. Acanche o a fait noit la mama e sia mainà i se sont rehtrendue en te mason, i ant chiavà l'us, i ant serà tute le fenehte e poi i sont allaie cocise.
La mama i a butà Catleina donte en tio materass e i a donà n'éui e i a dit:
"Se ge m'andurmeisso, che-tu foreme ntou l'éui, paré ge vihto doveìa e la mahca i te porte gnint via".

De noit o i eret l'ora forta e o se sentivet d'ogni sort de ruméu. Catleina i aveit peiri. Depoi medanoit i a senti de pass e na véus sutila vnì da logn:

"Catleina sei a fond dio paràaa..."

La mainà i a demandà sia mama: "Mama, mama, o i eht la mahca!"

Ma la mama i respondivet gnint, o se sentivet mahché la véus sempe pi apìa: "Catleina se a mes dio prà"..

E pum e pum, li pas i s'avisinavunt... "Catleina sei a fond dia scilaaa". La mainà i demandavet sia mama e i cahteivet da deveila ntou l'éui.

"Catleina sei en te mason.." i disivet la mahca.

"Mama, mama"i braive Catleina, ma la mama i bogive gnint: la mahca i i aveit fait le fisiche e i l'aveit endurmia.

Pum, pum, pum.. orà li pas i eront apìa e la véus avoi: "Catleina sei en tlo casei..."

La mama i se deveive gninte. La mahca i eht entrai, i a preit la fietà, i l'a gropai dinte ent'un sac e i sl'eht ciargìa nsumà i ahpaule. E poi via, pli prà, pli bohk, nai pli chiapei...savei aréu i voleit menala. Ma i eret na mahca viei e i a dovu afremase pe reprende fià. Aléura Catleina i eht russìa a ciampi, i s'eht butai a fuire, e la mahca a sautapré.

Fui e fui i eht arruai a na ciavenà, i eht entrai en tlo béu e i s'eht nahcondua amé dle féie. Depoi na briva la mahca i eht arruai en tlo béu pe cahteie la mainà, ma o l'eret encò noit e i réussivet gnint averla. Aléura la mahca i s'eht butai en su l'us, i a fait surtîi le féie na lo iagio e tute le féie chi li passavont doant i le tocivet e i disivet: "Sa-si, fea".

Catleina i saveit pi me fare e i se bocavet ator pe posei surtîi, paré i a vu na pel de fea e o i eht venu en ment de trarsla slà scinà e saìi fé ensembio le féìe.

La mahca i eret encò ensu l'us chi disìvet: "Sa-si, fea, sa-si fea, sa-si fea, tutte feioline..."

Acanche Catleina i eht passai doant ntou la pel de fea slà schinà, la mahca i l'a tocìa e i a dit: "Sa-si avoi, na fea, sa-si fea, sa-si fea..."

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Catleina i eret già saìa defé e i fuivet len, len envé mason.

Enten ch'i alavet i sentivet la véus dla mahca chi braivet:

"Catleinaaa, Catleinaa".

raccontatato da: Rosina Jory
(Tressi frazione di Ronco)

 

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